No al Decreto Sicurezza: mercoledi 21 a Bari assemblea Enti gestori Sprar Puglia

L’approvazione del decreto su immigrazione e sicurezza, che ha ottenuto il via libera del Senato lo scorso 7 novembre, presenta numerosi punti critici, che anziché governare il fenomeno migratorio e garantire “sicurezza” mettono a rischio l’efficacia stessa del sistema di accoglienza in Italia.

Per approfondire i contenuti della riforma in materia e capire insieme le conseguenze di un’eventuale approvazione definitiva, gli Enti gestori Sprar della Regione Puglia organizzano l’assemblea “L’accoglienza dei rifugiati e dei richidenti asilo dopo il Decreto Sicurezza”, aperta a tutti gli organi di informazione, per mercoledì 21 novembre, ore 10.00, presso Villa Romanazzi Carducci in via Giuseppe Capruzzi 326 a Bari

All’incontro prenderanno parte i responsabili degli Enti gestori e i rappresentanti degli Enti locali in cui sono attivi i progetti Sprar sul territorio regionale.

In questo momento ogni occasione di sensibilizzazione e mobilitazione è necessaria perché il decreto è destinato a produrre irregolarità e nuove marginalità, oltre a importanti ricadute economico-sociali sul territorio.

Il testo contenuto nel decreto lancia un campanello d’allarme in tema di libertà individuali, oltre a presentare molti profili di violazione della Costituzione, della normativa europea e internazionale, come già segnalato dalla VI commissione del Consiglio superiore della magistratura nel parere indirizzato indirizzato al ministero della Giustizia.

L’approvazione del Decreto pone in essere una sostanziale e profonda variazione di quello che è l’attuale sistema di rilascio dei permessi di accoglienza e del sistema stesso di accoglienza in Italia, che al contrario dell’immaginario collettivo è invece ben strutturato e organizzato.

Tanti i punti critici del decreto in tema di immigrazione, come l’abolizione della protezione umanitaria che negherebbe un diritto inderogabile sancito dalla nostra Costituzione a tutte le vittime di tratta, tortura, migranti con disabilità, neo maggiorenni senza famiglia; il ridimensionamento del sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati a favore di un’accoglienza privata gestita nei grandi centri nei quali non si darebbero servizi ma solo vitto e alloggio; il trattenimento per trenta giorni dei richiedenti asilo nei cosiddetti hotspot e l’estensione del periodo di detenzione degli irregolari nei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr).

Il sistema Sprar garantisce percorsi di legalità e inclusione che diventano una vera garanzia di sicurezza per la nostra comunità, perché migranti sostenuti nei progetti di integrazione diventano poi cittadini in grado di dare un forte contributo al nostro Paese.

Un lavoro nel campo dell’accoglienza che richiede una professionalità che noi tutti Enti Gestori dei progetti Sprar rivendichiamo con orgoglio. L’accoglienza non si improvvisa ma si crea formandosi quotidianamente; non è un caso che i migliori progetti siano gestiti da chi da sempre si interessa e lavora nei settori della cultura, della solidarietà, del disagio sociale.

Non possiamo non pensare al grande apporto che i rifugiati ben integrati e formati dalle procedure Sprar hanno portato nel nostro territorio, alle classi che sono rimaste aperte grazie ai bambini rifugiati, al lavoro in cui sono impegnati, ai servizi che sono in essere per la loro presenza e al grande supporto economico che questi progetti danno ai territori ospitanti, perché tutto il finanziamento rimane nel luogo dove si fa accoglienza per i servizi in atto (alimenti, affitti, vestiario, utenze, manutenzioni, corsi di formazione, pulizie, spese mediche e sanitarie, laboratori, acquisti vari) e il grande valore aggiunto dei posti di lavoro creati.

Alla luce di come è stato strutturato il decreto che impedisce ai richiedenti asilo, così come alle categorie speciali, di rientrare nei sistemi Sprar, si avrebbe un restringimento totale del numero di progetti con conseguente caduta dei livelli occupazionali, colpendo le migliaia di lavoratori impiegati sul territorio regionale.

Una direzione negativa confermata anche in materia di sicurezza, a partire dall’estensione dell’uso delle armi elettriche, i taser, ai corpi di polizia locale nelle città con più di centomila abitanti, passando per l’aumento di pene per reati collegati alle proteste sociali e a forme di resistenza sociale, fino al piano nazionale sgomberi.

Vogliamo fare luce tutti insieme sui pericoli della riforma e sulle conseguenze che l’approvazione in via definitiva del decreto porterebbe nell’intero tessuto economico-sociale del nostro territorio.

[Enti Gestori Sprar della Puglia]